Siamo fratelli maggiori,
minori e figli unici.
Siamo donne e uomini,
incerti e sognatrici.
Siamo di un’altra generazione,
ma una ad una ci hanno toccato tutte e
tutte hanno lasciato un’impronta indelebile.
I partigiani, il boom economico,
gli anni di piombo, il punk, gli anni ‘80
e gli anni del femminismo, dei ’68,
delle proteste e dell’emancipazione,
del conformismo e della rivoluzione.
Abbiamo vissuto le lotte per i diritti civili,
la corruzione e la fine del millennio,
conosciamo la bomba atomica,
internet e la fotografia digitale,
l’arte di sapersi arrangiare e il precariato.
Abbiamo stretto la mano al comunismo
e fatto a pugni con il fascismo
e passeggiato per le fresche vie
del consumismo e del capitalismo.
Siamo inclini al verde
e alla coscienza del sostenibile
eco – solidale – microsostenibile.
Conosciamo a memoria il Padre Nostro,
ma le chiese le adoriamo solo
per la loro arte e per l’architettura.
Abbiamo letto, abbiamo scritto,
ingoiato e predicato,
abbiamo cercato quel senso nascosto
anche quando, era ovvio, era tempo sprecato.
Ci siamo ascoltati e abbiamo ascoltato,
psicanalisi di gruppo o spirituale,
abbiamo viaggiato e abbiamo incontrato,
e abbiamo deciso di volerci fermare.
Di lá dal muro delle false opinioni,
delle ipocrisie e ideologiche posizioni,
abbiamo trovato quel senso reale,
mutevole e incerto ma pur sempre reale,
e quella soddisfazione ancestrale che ci fa dire
“io vivo e ogni giorno m’impegno a seguire i miei istinti
e a vivere come voglio e come ho deciso